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122 ii - angoscia doglia e pena


io aveva di recreamento al mio spirito. Perciò chi omai si specchia in me vede che giá non solo la mia carne, ma l'ossa e le medolle ancora son consumate dal fastidio della mia donna. Sí che voi, privi del morbo feminile, non vi maravigliate che ’l spirito mio si attrista, nè che il corpo diventi languido, a guisa de colui che è caduto nel mal sotile. Pertanto, vedendome Nifo nella grave tristezza lagrimoso, acciò non me struggia piú presto che vòl il tempo ed essa natura, di nuovo in tal modo dicendo, scioglie la voce: — O savio vecchio, non mi pare che ciò che tu hai detto del fatto della mia donna, che me abbia satisfatto: perciò da nuovo dimando che cosa è donna. — Come se dir volesse: — Èvi forse musa del grande Omero? — No. — Èvi di Virgilio? — No. — Èvi di Ovidio? — No. — Èvi di Tibulo o delli dua altri? — No. — Èvi alcuna delle Parce? — No. — Èvi una delle Sibille? — No. — Èvi prudenzia? — No. — Èvi giustizia? — No. — Èvi temperanza? — No. — Èvi alcuna altra virtú? — No, dico no. — Èvi forse la tanto amata moglie da Periandro corinzio, il quale vòlse usare con la sua donna, morta ancora, per grande amore che gli portava? — No. — Èvi un’altra Ipermestra, che, sola fra le cinquanta, amò il marito perfettamente? — No. — Èvi un’altra Porzia, che, dopo la morte di un altro Brutto, vuol morire col fuoco in bocca? — No, no. — Èvi simile ad Aspasia, cara a nuovo Pericle? — No, perché oggi fugge il marito dalla sua donna, per essere strana piú de la furia infernale. — Èvi almeno la donna un’altra Laodomia, che, doppo la morte del suo sposo, dimandò per grazia dagli suoi dèi che potesse vedere l’ombra del suo sposo, per spirar fuori l’anima stando con lui abbracciacollo? — Non è alcuna delle dette donne, nè è simile ad alcuna altra cosa onorata. — Imperò, vedendo Socrate che Nifo stava anscio per sapere che cosa era la donna, voluntaroso de satisfare al mio maestro, gli disse perfettamente che cosa era la donna, acciò doppo tante dimande stesse con la mente quieta. Perciò disse: — Sappi Nifo mio, che la donna è furia proterva. — Oh che gran parola! Parola di non essere udita, parola piú ardente di fuoco! Pertanto de qua si comprende la donna essere danno eterno e morte perpetua.