e la compagna di Safo, Damofila, cedesse alla prudenza e dottrina
della vostra donna, direte che vi pare cosa conveniente
che, con tanta dottrina, insieme con le dette, sia «furore pieno
di superbia e mar senza quiete». Se ben fosse piú religiosa di
quella donzella che fu perfetta nella Sacra Scrittura, piú dotta
in cose pitagoriche che non fu la sua figlia, piú perfetta di quella
che udiva Socrate leggendo, piú lodata di quella troiana che
fu essaltata nel tempio da’ suoi nemici, chiaramente confessarete
che la vostra donna non ha alcuna legge nè freno. E, se pure
fosse come la damigella milanese che di quatordeci anni era
eloquente, e piú savia di Isotta Novarola veronese, nè quelle
nè la vostra donna possede ragione. Imperò direte non essere
cosa umana, percioché vive senza freno, attendendo sempre al
studio d’inganni, ed alli suoi amici offerendo cose di morte sotto
di dolce ragionamento, inclinata a l’ornamento, per struggere
quanti amici mai potrá avere, nè mai cerca di sodisfare ad alcuno
appieno, anzi gode di doglia nostra. Ed allora trionfa quando
noi si lamentamo con tutto il cuore, nè mai cena volentieri salvo
quando spoglia alcuno. Perciò guardatevi di parlar spesso, di
udire suoi canti, di non andare da lei quando vi acenna, di
spassarsi di alcuno suo riso, percioché con queste arme vi disarma.
Il che facendo, sarete lodati piú di qual vòi fortissimo capitano:
altrimenti acquistarete infamia, disiarete morte, non mai
sarete senza angoscia, e, spesso andando e stando, mesti, goderete
solo del vostro pianto.