Pagina:Trattati del Cinquecento sulla donna, 1913 – BEIC 1949816.djvu/122

116 ii - angoscia doglia e pena


Ma, accioché ciascuno intenda che cosa è pianto, convien che dichiariamo che cosa è lagrima. Perciò dico essere lagrima quell’umore che stilla dagli occhi di colui che piange. Ed il pianto altro non è che sparger lagrime, quali se causano dalla tristezza del cuore. Benché alcuna volta gli causa la tenerezza, spezialmente quando l’uomo contempla cosa dilettevole, e sia mista con cosa che attrista il detto cuore. E chi piange per li beni temporali e non piange per il peccato, poco avanza. Ma vi aviso che, sí come l’erba non si satolla d’un rivo corrente, nè le ape di odore del timo, nè le capre di varie frondi, cosí la impia donna non si sazia mai del pianto del suo amante. Imperò vi essorto, gioveni e vecchi, che fuggiate dalla donna lasciva, ché cosí fuggirete il pianto. E, se pure non potete fuggire la sua pratica, almeno, dannificati da lei, non piangete in sua presenzia, acciò non trionfi del vostro pianto. Imperò devorate le vostre lagrime, e la piaga vostra richiudete nel petto, perché oggi le lagrime non giovano, nè l’adamante si spezza con tal liquore, nè vi moviate a compassione di lagrime della vostra donna, percioché son piene di fraude, ed hanno studiato a piangere quando li piace. Perché io ho trovato le frodi loro essere nascoste nelle lagrime, talché alle volte lagrime hanno arte piú perfetta che non ha quel simpliciotto amante. Sí che, o voi, lettori miei, carissimi amici, proponete questa sequenzia voi stessi, percioché mai potrete fallire nè essere ingannati dalla donna che amate. Se Lucrezia, raro lume di castitá romana, e Porzia, moglie di Bruto, e Cleopatra egizzia con le sue ancille, Oppia monaca, Orestilia e Sofronia romana la vostra donna superasse di bontá e castitá, non dite che non sia sottoposta alla diffinizione di Nifo e Socrate, dove disse la donna essere «fumo ed ombra vana»; percioché queste volseno fumo e furono ombra ad infiniti, come appresso molti si legge di fatti loro. E piú oltra dico: se Erinna poetissa, che ebbe di maestá omerica, se Polla moglie di Lucano, Safo lesbia, Cornelia moglie di Affricano e madre di Gracchi, Aspasia maestra di Pericle, la sorella di Cornificio con la discepola di Grisogono martire, Anastasia, Zenobia regina e moglie de Isidoro filosofo, Ipazia alessandrina,