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ii - angoscia doglia e pena |
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Ma, accioché ciascuno intenda che cosa è pianto, convien che
dichiariamo che cosa è lagrima. Perciò dico essere lagrima quell’umore
che stilla dagli occhi di colui che piange. Ed il pianto
altro non è che sparger lagrime, quali se causano dalla tristezza
del cuore. Benché alcuna volta gli causa la tenerezza, spezialmente
quando l’uomo contempla cosa dilettevole, e sia mista
con cosa che attrista il detto cuore. E chi piange per li beni
temporali e non piange per il peccato, poco avanza. Ma vi
aviso che, sí come l’erba non si satolla d’un rivo corrente, nè
le ape di odore del timo, nè le capre di varie frondi, cosí la
impia donna non si sazia mai del pianto del suo amante. Imperò
vi essorto, gioveni e vecchi, che fuggiate dalla donna lasciva,
ché cosí fuggirete il pianto. E, se pure non potete fuggire la
sua pratica, almeno, dannificati da lei, non piangete in sua presenzia,
acciò non trionfi del vostro pianto. Imperò devorate le
vostre lagrime, e la piaga vostra richiudete nel petto, perché
oggi le lagrime non giovano, nè l’adamante si spezza con tal
liquore, nè vi moviate a compassione di lagrime della vostra
donna, percioché son piene di fraude, ed hanno studiato a piangere
quando li piace. Perché io ho trovato le frodi loro essere
nascoste nelle lagrime, talché alle volte lagrime hanno arte
piú perfetta che non ha quel simpliciotto amante. Sí che, o
voi, lettori miei, carissimi amici, proponete questa sequenzia voi
stessi, percioché mai potrete fallire nè essere ingannati dalla
donna che amate. Se Lucrezia, raro lume di castitá romana,
e Porzia, moglie di Bruto, e Cleopatra egizzia con le sue ancille,
Oppia monaca, Orestilia e Sofronia romana la vostra donna superasse
di bontá e castitá, non dite che non sia sottoposta alla
diffinizione di Nifo e Socrate, dove disse la donna essere «fumo
ed ombra vana»; percioché queste volseno fumo e furono ombra
ad infiniti, come appresso molti si legge di fatti loro. E piú
oltra dico: se Erinna poetissa, che ebbe di maestá omerica, se
Polla moglie di Lucano, Safo lesbia, Cornelia moglie di Affricano
e madre di Gracchi, Aspasia maestra di Pericle, la sorella di
Cornificio con la discepola di Grisogono martire, Anastasia,
Zenobia regina e moglie de Isidoro filosofo, Ipazia alessandrina,