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114 | ii - angoscia doglia e pena |
i spassi e le contentezze? dove tanti pavidissimi capitani? dove
sono li insaziabili tiranni? Quali tutti, o la maggior parte, son
consumati in servizio della sua donna. Di sorte che giamai
colseno altro frutto, salvo che infamia e morte infame, e son
redutti nella favilla e polve: sí che di loro altro non vi si truova
che certe parole poste in pochi versi, ed ivi sta la memoria
di fama, infamia e morte loro. Pertanto, o furiosi amanti, guardate
alla loro sepoltura oggi, dimane e poi; e sappiate dirmi
chi fu servo, chi padrone, chi ricco e chi povero, chi re o
chi imperadore, chi forte, chi vil d’animo, chi bello e chi brutto.
Credo che mai trovarete varietá nè differenza fra tanti. Perciò
non giova all’uomo di avantarsi di avere la piú bella donna
per patrona, perché altro non si coglie da lei per sua mercede,
salvo la morte. Pertanto, quando alcuno vive bene senza essere
sottoposto ad alcuna donna, poi che muore, si deve lodar summamente
la sua morte. Imperò omai dirò con Platone: tutta la
vita di un savio non è altro che pensamento della sua morte.
Adunque, lettori miei, noi ancora devemo pensar che cosa faremo
doppo la vita presente, non perciò consumandosi nel vilissimo
servimento della donna, ma nel servigio de Iddio, grato a ciascun
fidel cristiano, percioché cosí il passar della presente vita
all’altra non sará morte, ma vita eterna.
Il terzo frutto, che si coglie dalla sua donna, è chiamato «angoscia»; perché, quando l’uomo non diventa infame, overo non muore, convien almeno che ’l si tormenti fra se medesimo. Percioché angoscia non è altro che cordoglio overo tristezza, che si pigliano alcuni nel proprio animo, di quella cosa che lui non può conseguire secondo che desia. Pertanto angoscia è quella passione che, affliggendo il cuore, si consuma il corpo; non altrimente che le continue vigilie, per le quali Cherofonte ne era divenuto magrissimo. Ma, acciò io non vi sia di maggior fastidio, consumando il tempo in quelle cose che vi sono notissime, dico, correndo al fine: non voglio che, per l’essempio di angoscia ed angosciosi, andate ad essempi antichi; ma mirate me talvolta, perché cognoscerete che cosa è angoscia. Percioché mai non si oscura il sole, che la mia donna non