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108 | ii - angoscia doglia e pena |
Nifo e Socrate
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Nifo. Che arme adopra?
Socrate.Parole, cenni e canti,
e risi e sguardi.
Ditemi, o amanti, come volete che sia spirito gentile, che
regge il corpo della vostra amante, nè come vi persuadete che
in lei regna quell’amore, che voi chiamate saggio, valoroso ed
acorto; poiché in lei non si vede una scintilla di virtú nè raggio?
Pertanto dicovi che non truovo donna che si vergogna di far
male. Perciò ditemi: che aspettate, o ociosi e lenti? Io son certo
che altro non aspettate che guai, per cagione delle crudel arme
che adopra la donna, sin che riman vincitrice, combattendo con
voi. Il che essendo noto al mio maestro, non resta de demandare
che arme adopra la donna, mentre che combatte con li suoi
amanti. Allora il savio Socrate: — Adopra — disse — le belle parole, cenni accorti e canti soavi, simulati risi e sguardi acuti. —
Oh crudel’arme! oh arme spietate! arme venenose! arme mortifere!
oh arme a cui cedeno quelle che oggi adopra l’astuta Spagna,
la ricca Francia, l’animosa Alemagna, la potente Turchia, l’Africa
bellicosa e la superba Italia! Ma, accioché sappiate queste arme
di cui io parlo, son quelle che spianano i monti, ruinano le cittá,
atterano i castelli, desolano i campi fertilissimi, armano e disarmano
i populi, desolano l’aceommodati, amorbano i sani, purgano
i corpi senza alcuna medicina, bandeggiano in eterno, fanno
stentare in vita, metteno odio fra parenti, sparteno il matrimonio
talvolta e finalmente vi fanno far l’inimicizia col Creatore del
mondo. Oh arme maledette, arme infernali, arme saette del
cielo! Ma, acciò non paia essere dimenticato di vedere parte per
parte, dirò di ciascuna, dichiarando il vizio e la malignitá della
mia donna. Perciò sappiate che la parola è quella voce che