di drappo, ed a chi spoglia persino alla camisa. — Né di ciò vi
maravegliate, perché, avendo il cuor vostro in preda, facil cosa
è che di tutte le vostre spoglie se nutrisca, e ciascun di voi
rimanga ignudo e mesto. E di ciò vi accerta Ercole, dominatore
giá di tanti monstri, il quale, con tutto che sapeva quel che conveniva
a l’uomo, se pose l’abito feminile, di sorte che ’l si sforzava
di trasformare in donna, tanto era preso ed incatenato di
pazzia feminile. E ciò usava per poter stare piú liberamente in
cose lascive con la regina Lidia, per comandamento di quale
filava e pettenava la lana con quelle mani che erano usate di
vincere monstri infiniti, ferocissimi animali. Dunque le spoglie
di Ercole nutrivano la regina Onfale. Di Clistene altro non dico,
perché, essendo preda d’una donna, se vestiva di abito donnesco,
spogliato delli sua panni, per farli cosa grata, sí come volesse
trasformarsi in donna. Ed il fatto di Publio Claudio son certo
che vi è noto. Imperò colui è misero e vile, chi se dá preda di
qualsivoglia donna: ancora ch’el spira col fiato vivendo, dico
egli è morto. Perché, essendo spogliato di suoi commodi, per
dar nutrimento a quella donna, che gode di sua ruina, vi è numerato
fra morti. Ma, accioché non vi ammorba la copia di essempi
antichi, da voi stessi raccogliete quelli che sono accaduti
a’ tempi nostri: perché cosí trovarete quanti amanti disamorati
vanno nudi e scalzi, quanti ammorbati, quanti stroppiati si vedeno
discorrere passo a passo; di sorte che farete la gran colta
delle ruine di vostri parenti e di vicini, che vi seranno un
specchio ed uno essempio. Il che facendo, portarete la palma
al vostro albergo, doppo longo contrasto; e cosí non solo a voi
satisfarete, ma ancora a Dio.