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106 | ii - angoscia doglia e pena |
sono queste: amare Iddio ed il prossimo, amar la vertú e cose
laudabili, a pétere l’onesto ed odiare il vizio e la sceleraggine,
e dilettarsi d’ogni cosa vertuosa; perciò, oh cuor dolce, cuor benigno,
cuor soave, cuor sincero, cuore amoroso! oh cuor sopra
ogni altro tesoro desiderabile! Pertanto non è da maravegliarsi
che la donna trionfa del cuore. Perché chi possede egli, possede
tutta la persona; chi ha in preda egli, ha in preda la vita umana.
Perciò ho udito da quelli che admonisceno l’uomo per parte
de Iddio, non essortano altro salvo il cuore, cioè quel membro
dove sta fondata l’anima bellissima, degna del celeste albergo,
per essere creata da Iddio, per empire quel loco vacuo di spiriti
beati, donde giá alcuni furono cacciati per loro superbia
nel profondo inferno. O donna, inimica de Iddio, poiché tu
sei cagion di morte eterna, percioché tu, avendo il cuore umano
e di esso trionfando, tu te opponi al volere divino, anzi con la
bontá divina fai guerra, volendo trionfare del cuore umano; o
donna, dura, iniqua, ria, malvaggia, ingiusta e senza legge, dimmi:
non era meglio che tu trionfassi di qualche altra parte de l’uomo
che del cuore? come d’occhi, con quali sei mirata da l’amante;
delle orecchie, con quali odde le tue parole venenose; di mani
e piedi, con quali opera e muovesi per venire spesso a vederti;
e che tu lasciassi la bella e gentile anima in servigio de Iddio?
Il che non facendo, dico che tu sei un demonio.
O anime amorose, o spiriti eletti, deh! venite a vedere quanto è grave il vostro male, percioché non poca dottrina vi si contiene in queste carte. Imperoché, avendo inteso il mio maestro che la donna trionfa di dolci cuori di afflitti amanti, dimanda di che cibo lei se nutrisce ancora, sapendo che senza cibo non si può vivere in questo mondo; anzi dimanda chi la nutrisce, si come volesse dire: — Forse la nutrisce il proprio essercizio? forse vive di elemosina? forse ha tanta intrata, che vive di la sua rendita? forse la mente casta spiritualmente la pasce? — Il che vedendo il vecchio Socrate, panni che in tal modo risponde: — Deh! savio Nifo, dimmi chi altro vòi nutrisca la donna, salvo quelle spoglie che leva alli suoi amanti? imperò a chi leva il danaio, a chi le catene, a chi le anella, a chi il ricco manto, a chi il saio