al quale è data, gli pare che facilmente ciascuno da lei fuggirebbe
piú tosto che si accostarebbe, spezialmente conoscendo la sua
mala voluntá. Imperò, sapendo il mio maestro che oggi se vive
con grande arte, dimanda: — O Socrate, dimmi, qual è la sua
arte? — Sí come volesse dire: — È egli forse sua arte di sarcir
retagli minuti, e di fare sensaria di robbe d’altrui; o di pistare
le carulate droghe, per darle in bevanda alli malsani; o di latte
ristretto, offerendo a’ villani di far mal peso, o d’impastare il
puzzolente tridelo, per vendere a’ poveri e bisognosi, ridutto in
pane; o cangiar moneta falsa, picigando quatrino a quatrino; o
va offerendosi a chi la vuole per meno d’un baiocco? — Non è
alcuna di dette la sua arte — rispose il savio vecchio. — Perché
ha molto piú sottil arte che non è alcuna di queste, anzi è piú
perfetta che non sono tutte le dette raccolte insieme, talmente
che se vedesseno in un medesimo tempo operare da uno perfettissimo
corpo. Percioché la donna con la sua arte supera e vence
colui che avesse le sette arte liberali, percioché è piena d’inganni,
anzi li suoi vestimenti sono strapuntati di laccio di fraude.
Perciò voglio che tu sappi che alla donna di questi tempi cede
la castitá di Dafne, qual per conservare la castitá propria sprezzò
molti, ed esso Apolline, come si favoleggia; la pudicizia di Biblia
romana, che alli suoi tempi fu specchio di castitá. Dula, qual
pria vòlse morire d’arme del soldato che da lui essere violata;
Fara, donzella che, lagrimando senza fine, diventò cieca, pria che
volesse consentire al maritaggio; e le tedesche captive, che, per
conservare la castitá, non impetrata la grazia da Mario che fosseno
poste fra le caste monache, se suspesero per la canna,
cedeno a l’arte de la mia donna. Imperò voglio che sappiate
che cosa è suo l’inganno, perché cosí conoscerete la sua arte.
Dico che l’inganno è ciascuna astuzia: overo astuzia, fallacia
e sollicito pensiero d’ingannare; overamente l’inganno è opera
astuta, trovata a essequire un tristo fine. E detto inganno pria
si odde in parole, poi si vede in effetto. E, peroché gli è
cosa d’uomo saputo di saper guardarsi dal detto male, imperò,
per essere cosa diffícile di conoscere la fraude ed il fraudatore,
perciò avisarò quel credulo amante, come per suo potere