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s’inclina, cosí anco, come lieve foglia, per ogni minimo vento si muove. Il medesimo dice il mio magnifico signor cavalier Cassola in un suo leggiadrissimo madrigale, lo quale ora, se tutto mi ricorderò, come spero, son per recitarvi. Né potrete giá dire che egli abbia scritto ciò per sdegno né per odio che vi porti, perché è vostro amicissimo e parzialissimo, ma per non celar il vero.

Questo è pur ver, questo è pur ver, madonna:
eh’in cor di donna poco
sta l’amoroso foco,
se ’l guardo, il dire od altro non l’accende.
E che sia vero, il vero or si comprende
in voi, madonna, in voi;
ché tutta, tutta fiamma
tal or vi veggio, e poi,
in tempo corto e breve,
in voi non trovo dramma,
che non sia tutta di gelata neve.
Vero è ch’io scrissi che celeste séte
creata fra le sacre e divine opre,
e che voi non avete
di feminil, se non quel sol che copre
un velo ed una gonna:
ma in quel, che giá diss’ io, séte pur donna.

Ma l’uomo come albero ben radicato e piantato, cosí di leggiero non si crolla. E che sia costante si conosce; ché né per prosperitá né per adversitá non si cangia, ma sempre segue. E però di qui anco si conoscono i veri amici, i quali, se amano nelle prosperitá, meglio anco si mostrano pronti e fedeli nei casi adversi. E quei che sono altrimenti meritano essere chiamati simulatori e perfidi, e non veri amici. Per che, magnifica madonna mia, panni, senza che piú inanzi io trapassi, onesto ch’ornai mi dobbiate cedere in ciò. E, se pur volete ch’io ceda a voi, come a maggiore, farollo per riverenza, ma non giá perché in ciò non siate inferiori a noi.

Baffa. Poiché pur cosí volete, ed io son contenta di cedervi. Ma vedete che nel primo dubbio, per lo quale vi ho mosso