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assai dimora in questa cittá, l’opere del quale fanno fede quale egli si sia. Se vorrete conoscere un lume di tutte le scienze, avrete messer Fortunio Spira, da ogni bello intelletto amato molto e da me senza fine riverito. Ècci il clarissimo messer Daniel Barbaro, l’unico messer Federico Badoaro, il perfetto messer Domenico Veniero, rarissimi ingegni e singolarissimi intelletti. Medesimamente qui dimora di continuo messer Bernardino Daniello da Lucca, di cui, se volete sapere la dottrina, leggete le dottissime opere sue. Che dirò del gentile e veramente dolce messer Lodovico Dolce? che dell’ingegnosissimo messer Francesco Coccio, non mai abbastanza lodati? che del gentil signor Alessandro Sansedonio, cosí raro intelletto? che del mio magnifico Ottavian Raverta, veramente in ogni scienza consumatissimo?».

Raverta. Se io avessi mai biasimato alcuna cosa del Betussi, direi, senza dubbio, ch’io fossi quel desso, il quale egli vuole che sia conosciuto il contrario di quello che dice, lodandolo con false lode.

Baffa. Anzi egli ha detto poco, ragionando di voi, perché da molto piú sète di quello ch’egli dimostra. Ma, per amor di Dio, finite oggimai di leggere cotesta lettera sì lunga: accioché il nostro amoroso ragionamento possa avere fine.

Domenichi. «So che non accade dirvi quale si sia il nostro eccellente messer Francesco Sansovino, di molte rare virtú dotato. R meglio di me conoscete se vale o no, perché i frutti, che di lui si colgono e si gustano, chiaramente mostrano la sua perfezzione. Non lascerò di ricordarvi messer Alessandro Citolini, le cui rare fatiche contengono in sè quella medesima eccellenza, c’hanno l’opre immortali del grandissimo Giulio Camillo, perché difficilmente si conosce differenza tra loro; di maniera che paiono ristesse, onde dimostrano la conformitá della conversazione lungo tempo insieme avuta. Di messer Gottardo Morello e di messer Baldassare Stampa poco son per parlarvi, perché i componimenti suoi, piú volte da me mandati al signor Domenielli ed a voi, fanno chiarissimo testimonio quanto essi siano virtuosi. Ma dove lascio il signor Cosimo Pallavicino, genovese,