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48 | trattati d'amore del cinquecento |
Domenichi. Voi potete disporre di me, quale io mi sia, secondo il voler vostro.
Raverta. Questa sí difficile impresa non piglierò io, per essere stata promessa dal virtuoso messer Alessandro. Parmi ch’abbiate d’aspettare di esserne raguagliata da lui, ché tuttavia temo e mi s’appresenta il folle ardire d’Icaro, il quale volse volare piú alto che non se gli conveniva con piume cerate e frali, onde gliene seguí morte. Ben so che il medesimo interverrebbe a me, conciosiaché impossibil sarebbe ch’io potessi giungerne a fine. Ma, sia come si voglia, per niente non ardirò por bocca né ragionare di quello ch’è impresa del Campesano, perché troppo differenti siamo; e però senza dubbio so che punto non rimarreste da me sodisfatta, come sareste da lui. E duoimi ora di avere detto quanto fin qui ne ho, per essere stato ciò prima di suo assunto. Togliasi pure questo onore il Domenichi, il quale, oltra ch’è seco in amore quasi uno istesso spirito in due corpi, è anco di sí elevato e chiaro ingegno, che a pieno saprá e potrá, se ben finge il contrario, rispondere a quanto gli saprete domandare.
Domenichi. Questo potrebbe essere ch’io facessi, ma giá non lo credo; perché, s’a voi s’appresenta il vano ardire di Fetonte, o, per meglio dire, del figliuolo di Dedalo, a me occorre nella mente l’essempio di Marsia, che si persuase essere bastante a concorrere con Apollo. Onde vedete che bello onore ed utile gliene segui! Perché io non ardirò giá contender seco, né a voi aguagliarmi, ché di gran lunga mi sète superiore.
Baffa. Né l’uno né l’altro di voi debbe iscusarsi, perché ingiuria non si fa al Campesano, ripigliando i suoi tralasciati ragionamenti; ch’egli, per essere forse a maggiori imprese intento, avrá caro quando risaprá che duo sí cari amici suoi si saranno volontariamente degnati pagare un suo debito. Ad ogni modo, come v’ho detto, avete fatto il piú.
Domenichi. Anzi se lo avrá a male, ché parrá quasi non egli sia sofficiente di sodisfare quanto promette; ed avrá voi per persona di poca fede, non avendo tanto voluto sopportare che sia venuto.