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i - il raverta | 45 |
viene a partecipare di quella eccelsa beatitudine ed è divenuta congiunta a Dio, sua prima origine, e da cui era stata levata. Sí che il perfetto amore non consiste in queste bellezze terrene, ma bisogna che, levata da un capo del cerchio, vada girando senza punto fermarsi, fin ch’aggiunga onde era stata tolta.
Baffa. Tutta mi sento infiammata di divino zelo.
Raverta. Perché molto piú alto bisogna penetrare che lasciarsi superare da queste vane delizie, con gli occhi dell’intelletto contemplando sí rara e sola beatitudine; alla quale quando si sale, si conosce la imperfezzion degli altri. Perché allora l’anima fatta d’intelligibile, spirituale e capace della beltá divina, dalla perfezzione sua conosce l’altrui perfezzione ed imperfezzione, e gode di quel sommo bene da lei tanto desiato.
Baffa. Dunque da noi abbiamo da levarci a tanta perfezzione?
Raverta. Anzi no, se Iddio non ci fa grazia, illuminandoci l’intelletto di questo splendor divino, che dall’amor suo procede. È ben vero che in noi può essere la cognizione, ma da sè non è atta ad estendersi tanto oltra. Fu ben questa negli antichi padri nostri, ma piú vi fu la grazia, quando meritarono piú volte, a faccia a faccia, di essere fatti partecipi di quel vero lume e di quella somma bellezza d’Iddio, onde poi parlavano per celeste inspirazione. Perché, di lui solo infiammati, conobbero piú in su collo spirito, mentre erano in questo velo, non poter penetrare. Onde, in Dio fermati, desideravano esser seco assunti a tanta beatitudine. Perché, essendo in noi l’anima spirituale ed intellettiva, la intellettiva s’estende a questo mondo inferiore corrottibile, il quale Iddio in tutto non ha voluto privare d’ogni vera perfezzione. Perché di qui si può contemplare con l’anima spirituale la celeste bellezza. E, sí come in noi sono gli occhi corporali, i quali men veggono assai che quei dell’anima intellettuale, cosí anco vi è l’anima spirituale, la quale meglio può estendersi alla contemplazion divina. Perché, sí come gli occhi visibili solamente figurano le bellezze fragili corporali, cosí gli occhi della mente meglio veggono le bellezze dell’anima intellettuale. Onde quella poi può diventare spirituale e precedere la felicitá e bellezza celeste, e di quella in parte