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i - il raverta 31


da abbracciare e quello che si dee lasciare. E però si chiamano, i savi, «filosofi», cioè amatori ed investigatori della sapienza; onde uno elevato ingegno, il quale prima abbia fatto discorso nella bellezza, meglio degli altri conosce la sua perfezzione. E di qui nasce che, avendo miglior cognizione della bellezza, amerá piú perfettamente dell’altro, perché meglio conoscerá quel che gli manca. Imperoché, contenendo in sè la bellezza uno ampio spazio, chi meglio discorre per quello può capacemente conoscere la sua grandezza e, di quella acceso, desia non poco esserne fatto partecipe, la qual cosa non fará uno involto nelle terrene e fragili concupiscenze.

Domenichi. Veramente che questa cosa generalmente ha in sè del naturale, ché impossibile è uno, che non abbia cognizion delle cose, conosca quello che gli manca. Sí come fará chi, con l’intellettuale memoria discorrendo dalla imperfezzione sua, conoscerá l’altrui perfezzione. Onde incontinente, mosso da quello affetto, ama d’esser fatto tale che resti unito di simile bontá.

Raverta. Non è dubbio alcuno che lo amore non sia maggiore quanto piú la cagione è grande, perché, conoscendo la vera bellezza e godendo di quella, conosce che diventa perfetto; e da quella cognizione e godimento, per cosí dire, si fa tale che si fa quello istesso amato. Ma i piú idioti, sí come senza ragione si reggono, cosí anco nella prima forma della terrena materia si fermano ed ivi si perdono, perché in loro non è quello intellettuale vedere, ed il suo non è vero amore, ma folle e vano appetito. Ed a questi tali si può descrivere Amor cieco. Imperoché da minor lume abbagliati, se stessi privano di quella vera bellezza, alla quale, se uscissero fuori di quella ombra, cioè di questa corporea, ponno pervenire, e per mezzo poi di questa giungere alla contemplativa e spirituale. E per questi gradi di bellezza, Amore anco ne conduce all’unione del superiore amato.

Baffa. Di grazia, mostratemi la via.

Raverta. Io ve la mostrerò, la quale è facile e piana ogni volta che da cieco amore non siamo offuscati in questa terrena bassezza, peroché i primi oggetti amabili, che Amore ci