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di un tale castello metafisico, e poi gli altri della suprema bellezza della sua applicazione nel regno dell’arte è, senza dubbio, assai interessante per la storia delle lettere e del pensiero del nostro Rinascimento.

b ) Oppure che portassero un qualche contributo alla storia del costume in Italia. E ciò specialmente nei riguardi della «questione d’amore». Questa culta e cortigianesca costumanza, che fu diffusissima anche in Italia, trova nelle opere e operette amorose del Cinquecento esempi, se non del tutto conformi alla veritá, certamente dimostrativi, almeno in parte, e della grande e favorevole fortuna di questo costume, e inoltre dello spirito e delle forme onde gli ingegnosi e raffinati cortigiani del Cinquecento sapevano porgere, con grazia ed eloquenza, sottili interpetrazioni e leggiadre novelle, per allettare e interessare gli animi degli ascoltatori alle dolci arti ed alle fini sofisticherie intorno all’amore.

c) Oppure che fossero, in qualche modo, documento della vita pratica. È risaputo che la concezione mistica dell’amore era soltanto negli scritti e nella vita spirituale dei nostri cinquecentisti. Ma la vita pratica era ben differente: e quale essa si fosse, se pure un po’ esagerata, traspare di tra i consigli che nelle Arti d’amore si danno. Fra le quali, poiché tutte si assomigliano e si ripetono con monotona successione di luoghi comuni, si è dato la preferenza a quelle specialmente nelle quali i consigli critici e pedagogici sono esposti e rappresentati con artistica espressione, e che fanno parte di quel complesso di produzioni esaltanti l’«amore volgare», che corrono, di tra le astruse metafisicherie amorose e le fredde rime auliche della lirica cinquecentesca, a portare il loro notevole contributo alla concezione sensualistica posteriore.

Sono stati scelti quindi, dentro la prima metá del secolo decimosesto, il Raverta di Giuseppe Betussi, serie di intricate discussioni filosofiche e di curiose divagazioni letterarie, intercalate da interessanti novelle e narrazioni, tendenti a variare la monotona trattazione; il sobrio Ragionamento di Francesco Sansovino, in cui si dánno acconci consigli agli uomini per sedurre le donne; il garbato e vivace Dialogo della infinitá d’amore di l ullia d’Aragona, nel quale sottili questioni filosofiche corrono sopra una trama fine e leggera di bizze tra amanti; quindi lo sconosciuto Specchio d’amore del Gottifredi, la piú bella «arte