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solo le hanno attribuito la cura famigliare, sono stati troppo severi tiranni, ed in troppo angusti termini le hanno voluto rinchiudere, che di quanto maggiori e piú larghi degne siano: la signora Violante sola ne è specchio ed essempio. Vedete questa magnanima donna, non meno involta nelle cure famigliari che negli umani studi, felicissimamente aver aggrandito le facilitá, allevato nobilmente i figliuoli e non mai aver lasciato le conversazioni oneste e virtuose, essendo la casa sua un ricetto continuo dei piú begli spiriti d’Italia. Avete visto con quanta facondia, con quanta bellezza d’animo, con quanti’ottimi costumi e con quanta virtú e con quanta profonditá di scienzie avea nodrita la figliuola (ahi, mondo avaro!), tolta a noi pur troppo per tempo, sul piú bello di poter far frutto! La quale, come pura angioletta (ché cosí si può dire di Camilla Valente dal Verme), in termine di diciotto ore, vinta dal dolore, volle seguir l’anima del felicissimo marito! Ché felicissimo chiamo il conte Iacopo per aver avuto moglie tale, piú fedele che Argia, piú casta che Evadne e piú singolare che Artemisia. E quale altra antica e moderna, che si ricordi, e quale uomo troverassi che da paragonar sia a cosí “fatte donne? O chi sará mai che tenga la donna all’uomo inferiore?

Lambertini. Egli è onestissimo, signora, che abbiate in protezzione la parte delle donne. Perché, oltre il merito che è grande, voi non sareste quella rara donna che séte conosciuta, se difender non le sapeste. Ma, ciò lasciando per indeciso, per non pregiudicare alle ragioni nostre, io desidero sentir l’avanzo di quello che ci bisogna per divenir interamente belli. Percioché, avendoci mostrato l’acquisto e la perdita che può far l’anima accostandosi piú al senso o alla ragione, non ci avete dichiarato il conoscimento del bene e del male, e dell’utile e del danno.

Leonora. Tutto quello, ch’io v’ho mostrato nell’acquisto e nella perdita che può far l’anima, cade anco quasi in questi. Nondimeno, allargandomi piú, dirovvi che l’anima ha ricevuto da Dio il conoscimento del bene e del male, per operare con l’uno a gloria di lui, e fuggendo l’altro per non si contaminare. Percioché nelle opere buone viene a purificarsi ed a rendere