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Bentivoglio. Voi pensate forse piú oltre che non face’io. Perché giamai non mi lasciai cosí vincere da un’apparente vista, ch’io abandonassi l’onesto. Né mai amai cosí sensualmente ch’io non volessi che le bellezze dell’anima soverchiassero quelle del corpo.
Bassanese. E cosí si deve. Ma parmi che dal ragionar di bellezza siamo venuti a questionar d’Amore. E cosí, non noi la signora, ma la signora ad ascoltar noi s’è rivolta.
Leonora. Né questo è fuor di proposito, perché dalla bellezza nasce lo amore. Ed acciò non paia che io non sappia tornare sul sentiero del mio ragionamento, quando dissi (facendo paragone dall’animal brutto all’uomo) che l’uomo deve fare che il corpo s’accosti all’anima, e non l’anima al corpo, il medesimo anco s’ha sempre a comprendere della donna, la quale sotto l’istesso nome di «uomo» sempre comprendo. E tanto piú la obligo a questa legge, quanto ch’ella piú nobilmente del maschio fu fatta, essendo stata levata dal fianco del nostro primo padre. Onde, come piú purgata, è piú atta a divenir bella, ad esser di mente piú elevata a Dio, a poter apprendere le virtú ed a sparger quelle.
Capello. Eccoci sulle openioni e sopra le ragioni della rara e saggia signora Violante da Gambara Valente, la quale non vuol sopportare che l’uomo sia piú perfetto della donna, e con tante ragioni e con tanti argomenti difende il suo sesso, che molte volte ha fatto restar attonito e confuso piú d’un raro intelletto.
Leonora. E che? Parvi adunque che perciò si nobilissima signora sia sofista? Non è ella sola, senz’altra prova, sofficiente nelle azzioni a chiarire il mondo del valore della donna? La quale, se non ardirò dire che sia di virtú superiore all’uomo, non confesserò mai che né anco gii sia inferiore. E se cosí palese non è il valor nostro come quello degli uomini, egli è che troppo imperio vi avete preso. E pur veduto s’è le donne regnare ed esser atte al governo, le donne guerreggiare ed aver vinto, le donne filosofare e da saggi essere state osservate. Ed insomma le donne, in infinite cose poste da lato, per disperazione, dagli uomini, esserne riuscite felicissimamente. E quei, che