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possiamo dire, non perde però punto della sua abondanza. O vero come il sole che, scaldando e porgendo vigore alle cose create e naturali, non però perde punto della sua virtú o del suo valore.

Capello. Di qual sorte è questa bellezza, della quale sono partecipati e fatti belli gli angioli?

Leonora. D’intelletto, di cognizione e di sapere.

Capello. Fermatevi. Come può essere «intelletto» e queste altre spezie o, per dir meglio, dirò «qualitá di virtú», che voi dite, in cose che non hanno corpo né essenza?

Leonora. Anzi hanno creazione ed essenza gli angeli, ma non al modo che tiene il genere umano. E questi intelletti, cognizioni e saperi ed altre virtú angeliche sono quelle che s’infondono sopra noi altri viventi, perché il Creatore del tutto diede ogni bellezza e fece grazia d’ogni cognizione agli angeli, i quali creò ministri suoi. Di che tutti sempre lodano e ringraziano lui, eccetto che Lucifero, il quale, conoscendo quelle, ma non volendo riconoscerle né confessarle da lui, fu privo del seggio della vera bellezza. La quale rimasta agli altri cori angelici, quelli di continuo a Dio stanno intenti; e, come veri amanti, affissandosi nel sommo bello, belli fatti di mente, belli di spirito e belli egualmente di tutto, sopra il sole, sopra la luna e sopra le stelle, nel colmo di tutti i cieli calcano tutte le cose create, senza punto in quelle fermarsi, e dalla altrui imperfezzione e mancamento si fanno di se stessi ottimi conoscitori. Né piú bramando, né a loro essendo lecito piú oltre desiderare, vivono sempiterna e gioiosa vita innanzi a Dio, senza téma di morir giamai.

Arena. Appresso questa sede angelica, qual altro grado contiguo v’è posto?

Leonora. Lentamente passiamo, ché qui d’intorno stanno le anime beate, quando, uscite di questo carcere terreno, giungono dove furono tolte. Ma per ora non ne parleremo, perché diremo prima di questo fermamento del cielo, sopra il quale giudichiamo che Iddio posi, il quale però non solo vi posa, ma comprende ed abbraccia lui e tutto il resto. Nondimeno, facendo