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me, mai non amai, e, lasciando il passato, trovomi involto ad amar donna nel fertile terreno di Lombardia, la cui vista è senza paragone agli occhi miei, e so ch’io non m’inganno; ma non men bella la stimo di dentro di quello che di fuori si mostri.

Leonora. A ventura buona può dirsi la vostra. E so che, non senza causa, il pavonazzo ed il giallo cosí v’è caro. Però v’essorto a perseverare nel vostro amore, ché certo ricca preda non si può acquistare senza fatica. E nobile e generosa donna, a lungo andare, non può sprezare la servitú di nobile e generoso cavaliere.

Bentivogi.io. Baciovi le mani del favore, e, per non ricevere altra sferzata, me ne starò cheto.

Lambertini. Veggio che il signor Anton Galeazzo era entrato in argomento che lo nodriva. Ed io mi muoio di sapere perché la signora non ci abbia intieramente dipinta una bella donna, come ci avea incominciato.

Capello. Senza ch’ella vi risponda, dirovvi io ch’ella detto ve ne ha quanto a donna saggia s’appartiene. Ma a voi, signora, non incresca ritornare al vostro ragionamento, da cui prendo tanto diletto, che non dirò mai piú di avere invidiato a quelle antiche academie, nelle quali fiorirono valorose donne.

Leonora. E chi saprebbe tornare sul camino, tanto piú che con le lodi mi smarrite ?

Capello. Eravate d’intorno alla natura angelica.

Leonora. Ora mi ricordo. Dicovi adunque che il sommo Fattore, non parendo che il proprio bello, il quale è egli, dovesse essere per sé solo, volle fare alcuna cosa che di lui fosse partecipe. E di qui dobbiamo pigliare essempio noi mortali, che, nelle virtú e nelle altre doti del cielo e di natura, posseghiamo piú l’uno che l’altro, e doveremmo sempre farne parte ad altri, perché non a solo uso ed a proprio benificio siamo nati, ma a bene del prossimo. Però dico che Iddio fece gli angeli per fargli partecipi della sua bellezza e della sua bontá. E, accioché ne fossero veri conoscitori, in gran parte gli diede di quella. E per fargli anco piú capaci, oltre, come vi dissi dianzi, che ci facesse per farci dominatori di questo mondo, creò noi inferiori