Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/329

per parlare, non vi mancando persone che, come curiosi investigatori di queste nostre spoglie, ampiamente ne hanno scritto e, cosí dirò, fatto notomia. E, quando vogliate un essempio senza menda, recatevi innanzi gli occhi la bella ed amabile signora Ottavia Baiarda Beccaria, che in sé dimostra quante bellezze a giusta misura può dar la natura ed io non saprei mai descrivere. Ed ha poi, di piú, animo e costumi tali, che di sé lascia meraviglia e stupore a ciascuno, abbagliato dalla doppia beltá. E donna tale, per mostrare l’eccellenzia dell’arte ed il valore del suo ingegno, sarebbe degna da esser formata negli eterni bronzi e metalli del raro Domenico Poggino, le cui medaglie, nel supremo artificio, non cedono punto alla meraviglia delle antiche. Ma, lasciando il parlare di queste belle forme, essend’io ora intenta ad altro, vi torno a dire che non aspettate da me esserne raguagliati. È ben vero che ne toccherò anch’io qualche particella, ma solamente quanto ne sará mistiero a miglior chiarezza dell’interne bellezze.

Bentivoglio. Assai parmi che toccato avete le proporzioni d’una bella donna, la quale, tale cliente voi divisata con poche parole avete, sarebbe degna d’ogni gran servitú ed amore.

Leonora. Si, ma l’importanza è che le bellezze interiori corrispondano, perché un bel dipinto vaso, e pieno di fetido odore, poco può essere apprezzato da niuno.

Bentivoglio. Di rado, signora, parmi che la regola possa fallire: cioè che un bel corpo non rinchiuda in sé bell’animo.

Leonora. Oh, oh ! Séte d’intorno l’openione de’pitagorici ; ma, il mio signore, la regola spessissimo erra. E quante volte veduto avete, ed ogni giorno si vede, donna ed uomo di bellissimi aspetti, pieni di laidi costumi, sprezzatori delle virtú e d’animi bassi e vili ! Diremo adunque mai che queste o quelli siano da essere punto apprezzati o stimati belli?

Bentivoglio. Tant’è. Essendoci questa veritá o questo inganno nascosto, non potendo noi cosí di liggiero essere conoscitori di quanto in noi si celi, con quella prima forma amabile che agli occhi ci si appresenta, facciamo dell’oggetto impressione tale, che ci par bello e corrispondente quello di dentro. Io, per