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cognizione che il piú bello ed il piú nobile di noi, eh’è l’anima, è da Dio scesa. E, cosí essendo, consideriamo lui non di materia composito, ma copranaturale, tutto bello e tutto buono, cinto d’intorno non solo da questi nuvoli, ma calcare il sole, la luna e le stelle, non che posar sopra questi gradi de’ cieli che cuoprono la terra; talmente che, volendo noi scernere il vero, per rispetto di questa spoglia che ne tiene offuscati, di passo in passo ci spogliamo d’ogni sensualitá e vegniamo a ridrizzarci dalle cose essenziali alle incorporee.

Massimiano. Onoratissima signora, con l’altezza delle vostre parole e di cosí divini concetti, voi mi guidate in parte dove giamai non fui. E parmi essere ne’ Campi elisii e non piú nelle colline di Melazzo. Ma e’ mi duole solo che, malamente comprendendo tali misteri, io non possa gustare il frutto delle parole vostre, benché non attribuisco il difetto a voi, ma di me mi dolgo, che non fui tagliato a miglior luna.

Capello. Con un poco di pazienzia, la signora verrá a scendere piú basso. Fra tanto pascete l’anima, ché, passando poi alla forma terrena, questi occhi e gli altri nostri sensi, conoscendo quello che è da abbracciare e quello che è da lasciare, saranno migliori investigatori delle corporali bellezze.

Bentivoglio. Di questo a punto or ora io, il signor Giovan Giorgio ed il conte Annibaie ragionavamo, ché non sappiamo tanto filosofare sopra il naturale. E, sentendovi a ragionare di quelle forme e di quelle idee, tanto ne riportiamo quanto di cosa non udita.

Capello. Piacevi dire, signor Anton Galeazzo. Sappiamo bene che, se non séte intiero filosofo, avete cosí parte nelle armi, nelle lettere e ne’ discorsi, che, quanto altro gentiluomo e cavaliere, potete comparire per tutto. Ed il mostrarvi diverso è solo per tener coperta la virtú vostra per la professione che fate; il che vogliono anco mostrare questi altri signori.

Bentivoglio. Passerò pur anch’io per denaio di buona lega, poiché sono in cosí fatto concetto, senza scoprirmi piú innanzi. Si che stiamo queti, signor Giovan Giorgio.