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resta però che, se bene sono ordinati di materia incomposita e non comune, non abbiano un certo che nel vero alquanto inferiore al suo Creatore, ancora che simili a quello appaiano o, per dir meglio, vicini a lui si trovino.
Arena. Qui mi confondo alquanto, parendomi, per lo ragionar vostro, che la natura angelica abbia un certo che di mancamento: cosa ch’io non credei giamai.
Leonora. Anzi niuno mancamento non le attribuisco. Ma vengo solamente a dire che, si come Iddio è solo perfettissimo, anzi l’istessa perfezzione, senza pigliar quella da verun luogo, che, dipendendo tutte le cose buone da lui, tutto però ben può esser buono, ma non però tale che si possa né si debba a lui paragonare. E, se altramente fosse, nascerebbe che con Iddio vi fossero altre deitá in sostanzia ed in potenzia eguali. Non ve ne essendo adunque tra le altre cose, che per incoruttibili egli s’ha eletto, ha voluto che gli angeli siano i principali, i quali, come piú vicini al divin volto, piú della divina beltá partecipando, belli al paro d’ogni cosa bella e buona e sopra ogni mondana sono fatti. Ma di questo non contento, il sommo Creatore, per tornare al primo nostro ragionamento, avendo creato il mondo, volle anco fare chi lo signoreggiasse. Ed a voler mandarvi la natura angelica, ché altra cosa piú nobile non vi poteva essere, vide che quella la quale godeva della somma beatitudine, stando unita con lui, venendo in questi luoghi infimi e bassi, resterebbe non solo scandelizata ma crucciata. Però elesse, per lo meglio, tra il terreno e l’immortale formar cosa che dell’uno e dell’altro partecipasse. Cosi di fango formò noi, e l’anima quasi fiato divino ci infuse: il cui primo composito, essendo terreo, aereo, acquatico e callido, comportiamo gli accidenti mondani, a’quali siamo sottoposti ; l’altra, come dal cielo tolta, al cielo desidera sempre ritornare. E, se cosí non fosse, noi, perduti in queste mondane miserie, né il sommo bello celeste né il sommo bene né alcuna beatitudine conosceremmo. Ma all’incontro, sollevando pur l’anima da terra e disgiungendola dal corpo per la cognizione del vero, veggendo queste cose frali e sozze al paro delle celesti, veniamo in