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quella scala che ci guiderá fino al seggio degli angeli, e piú su, fino in grembo a Dio. — Dianzi — rispostila— il signor Bernardo, ora voi, signor mio, con lodi che punto in sé non hanno di veritá, incominciate travagliarmi. Percioché, se pure il desio vostro è che oggi sia il bello ragionamento nostro di bellezza, e che bisogno ci sia, per sollevarsi da terra, d’alcuno oggetto che ci infiammi, a voi particolarmente non può mancare suggetto. Io potrei a voi essere se non debile e picciolissima scala per condurvi punto in alto, perché, quale io mi sia e come fatta questa mia spoglia, il mio specchio punto non m’inganna. Vero è, tutto che io sia terrena e frale, non resta però in me cosí spenta la ragione, ch’io non cerchi, come Socrate nell’orazione sua pregava, e non mi sforzi divenir bella. Ma, se pure, come ora vi diceva, con oggetto mortale alla divina ed immortale bellezza penetrare volete, toglietevi innanzi per ispecchio l’essempio di una Livia Torniella Bonromea, tanto commendata e riverita dal Betussi e come idolo sua adorata, in cui, si come egli afferma ed io di piú gli credo, si può vedere quanto di bello Iddio puote in animo infondere, quanto di saggio in mente puote locare e quanta virtú in umano intelletto dal cielo discendere. In questa specchiatevi, e non in me, di poco o di niun valore. Similmente per guida potete pigliarvi, ché pure fra tutte so che per principale scelta la avete, in Pavia, la signora Alda Torella Lunata, la cui bella spoglia e la cui reai presenza non solo dá meraviglia e fa ral legrare ognuno, ma si conosce cosí bene unita col bello animo che dentro le è riposto, che di gran lunga avanza la openione di ciascuno. Perché in lei fioriscono le grazie, in lei la onestá fa ricetto, in lei le virtú albergano, e in lei, insomma, quanto si può in donna valorosa e nobile desiderare, si vede riposto. Né mai potè avversa fortuna, con infinite sue, dirò, crudeli percosse cosí abbatterla, ch’ella sempre non si sia mostrata resistente. Queste due, ché piú per ora non ne voglio ricordare, e simili altre, delle quali voi, piú che io, avete conoscenza ed infinite volte v’ ho udito mentovare, siano elette per guida di cosí bel ragionamento; ché, se pur di ciò aggrada a questa