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spesso avezzo, e per consolazione della grata compagnia e per la tranquillitá dell’aere, volontariamente venire, occorse che l’istesso anno, nel mese di maggio, passando di Piemonte in Lombardia il da me non mai a bastanza lodato e riverito signor Anton Galeazzo Bentivoglio, fece la via di Savona. Al quale, si come d’amore e d’affezzione non cedo a qual altro sia che l’ami, desiderando quanto piú m’era concesso tener compagnia, volli che facesse il camino di Melazzo, e fin ivi seco andare anch’io; dove, la mattina seguente che arrivammo, accade che dolcissima e suavissima compagnia si aggiunse. Percioché il signor Bernardo Capello, raro e celebratissimo non meno per le rare virtú che per gli ottimi costumi, essendosi condotto per pigliar Tacque de’bagni d’Acqui, anticamente dette «Statilie», non lontani da Melazzo piú che due miglia, venne a far riverenzia ed a voler conoscere questa divina donna. In compagnia del quale essendoci il conte Annibai Lambertini, bolognese, spirito pronto e vivace, e chiarissimo per nobiltá e per cortesia, ed il signor Giovan Tomaso Arena, napoletano, giovane di buone lettere e di gentilissime maniere, i quali tutti per simile affare in quelle parti si trovavano, doppiamente fu cara la sua venuta. E, per aver dissegnato dianzi la signora che, per quel giorno, a pranzo si dovesse andare ad un altro suo castelletto, non piú che mezo miglio lontano, dopo debite accoglienze e grati ragionamenti con tre si nobili e virtuose persone avuti, rivolta al signor Bernardo, cosí disse: — Per felicissimo giorno, signor Capello, terrò questo d’oggi, e, si come gli egizi facevano, con bianchissima pietra potrò segnarlo; perché, se la felicitá di questo secolo maggiormente non consiste in altro che nel dispensare queste poche ore di vita, che peregriniamo, lontani dalle conversazioni volgari, per levarci dalle sensualitá terrene come meglio poteva abbattermi io che in voi? Nella vita del quale, per esser stata bersaglio d’ingiusta fortuna, specchiandomi e dalle cui parole, che sono norma di somma constanzia verso la patria, pigliando essempio, potrò dalla fallacia del mondo sapermi schermire e meglio apparare le vie di assequir tanto Però non vi sia noia, ancor che la sodisfazzione vostra intiera