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qual cosa quel ballo tu andassi con quello uomo grasso, ed egli danzò con la Anastasia. L’altro, egli t’accennò destramente, e, tosto che si cominciò a sonare, venne via, né lasciò che vi venisse altri prima se non quel bestiuolo, al quale tu, fingendo di acconciarti la camurra da lato, non desti orecchi, e nel giungere di Fortunio ti volgesti a tempo.

Maddalena. Io fingeva di tirarmi suso la veste, ed aveva però gli occhi al segno.

Coppina. Ed egli il medesimo. Né tu potevi mai levare gli occhi che i suoi ne’ tuoi non incontrassi, e niente però se ne guastava, e coi compagni ragionava, come se nulla fusse, tenendo sempre vólto il viso altrove.

Maddalena. Questo favore si suol fare agli amanti: dire agli altri: — Io ho promesso, — quantunque non sia vero, per danzar seco; ma bisogna essere a casa.

Coppina. In questo ed in ogni altro caso sono di molta importanza i cenni.

Maddalena. Fu volta ch’io credeva che mi gabbaste, e mi pareva, udendo dir questi cenni, veder giocar a civetta.

Coppina. Ed io ti dico che la prima volta ch’io m’avidi piacere al mio, fu per un cenno tale. Io era in San Giovanni, e con la mano diritta m’acconciava la manica sinistra della camicia, ed egli con la destra mano la manica dal lato manco della camicia finse di acconciarsi. La qual cosa vedendo io, che vi tenea l’occhio e credeva pur di piacergli, non m’avendo egli quasi mai in tutta quella mattina levato occhio d’addosso, mi diedi a pensare maggiormente sopra tale atto, né guari dimorai che, guardandomi egli, apposta col fazzoletto il viso m’asciugai, ed egli altretanto fece; per che allora m’avidi fermamente ch’egli aveva caro d’essermi amante. Benché tali cenni siano differenti da quelli che Fortunio t’ha insegnati: conciosiaché per quelli non s’intende altro che un voler l’uno ciò che l’altro desia; dove per questi s’intendono i pensieri ed i concetti dell’animo in ogni proposito, come se si favellasse.

Maddalena. Il cenno di negare alcuna cosa è il guardare abbasso: guardando ad alto si dice «si». Toccandosi col dito