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temperamento avesse e con miglior senno si reggesse, niuna altra etá sarebbe piú da essere amata di questa. Ma questi giovanetti non hanno quello avedimento, quella pazienza e quel governo nei casi amorosi, che alle volte lor si converrebbe. Inoltre che, l’amor suo non è molto durabile, per mille ragioni ch’io ti saprei allegare. Essi sono crucciosi, importuni, superbi, instabili, sospettosi e troppo trabbocchevoli ed inavertiti; ed è bisogno, a chi giovane ama, che e lui e se stessa a un tempo regga e governi.

Maddalena. Dite pur che non volete ch’io ami un vecchio.

Coppina. Un vecchio, Maddalena, non è amabile per piú cause. Prima egli non si sodisfa ai sensi dell’amante giovane con l’obietto dello amato vecchio: conciosiaché, non trovando l’occhio, nel guardare la luce degli occhi, la vivezza dei colori ed il lustro delle pelle; la mano, palpando, la morbidezza che la carne in gioventú soleva avere; gli orecchi, ascoltando, la soavitá della voce e la chiarezza delle parole; e gli altri sensi, i suoi effetti operando, la dolcezza e la vivacitá dei loro obbietti, tosto se ne saziano e ne restano schifi. Senza che la vecchiezza è sopra tutte le altre etá gielosa e poco atta ai piaceri amorosi, ed è, in molte triste parti, simile alla etá giovenile. Però tu, che di quindici anni se’, non un uomo di venticinque in trentacinque, come, se di piú tempo fosti, ti consiglierei ad amare, ma un giovane di venti in venticinque anni voglio che ti elegga per amante.

Maddalena. Mi diceste pur che cosí vago ci può parere un vecchio, operandolo Amore, come se giovane fosse: ora si pare die il contrario mi diciate.

Coppina. Non mi tenere piú su le dispute ed acquètati a questo. Quello che io ti dissi è vero, e ciò che ora ti dico è verissimo. Amore è un fuoco invisibile, il quale, dagli occhi nel core acceso e dalla speranza del piacer in quello nutrito, ci impregna l’anima d’un desiderio di assicurarsi con la prova se tanta dolcezza nello amato si ritrova quanta Amore agli occhi ci dipinse; tal che giorno e notte in altro non pensiamo né bene ci par sentire, fínch’al desiato fine non siamo pervenuti.