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Coppina. Anzi è cosa ottima e santa, ma egli è costume de’ vecchi quei piaceri, che essi per la debolezza della etá asseguire non possono, agramente nei giovani riprendere e dannare.

Maddalena. Insegnatemi adunque, poiché certa séte che essi non lo saperanno.

Coppina. Poiché a questo mi stringi, io intendo di sodisfarti a mio potere; ma, s’io ti dico cosa che forse a una fanciulla, come tu se’, non si convenga, incolpane te stessa, che cosí vuoi.

Maddalena. S’amor è santo, che cosa mi potete voi dire che non mi si convenga?

Coppina. Amor è veramente ottimo e santo, ma, per esser tu solita fin qui ad udirti predicare d’onestá, contraria, per quanto ne dice il vulgo, ai dolci affetti amorosi, io dubito che il sentire ora ragionar di questo non causi in te alterazione; e perciò prima n’ho voluto far teco mia scusa.

Maddalena. Dite pur ciò che voi volete, ché cosa non potete dire che mi dispiaccia, mentre ad amare m’insegniate.

Coppina. Io son contenta. Ma, prima che piú oltre procediamo, d’una cosa ti voglio principalmente avertire. Ed è ch’io insegno a te, come a femina e fanciulla; ché, quando a un uomo insegnassi o ad una femina di piú tempo e che sotto custodia di padre e di madre non vivesse, o fusse di condizione diversa dalla tua, in assai cose diversamente da quella ch’io son per dire a te favellerei. Quando che molte cose a uno uomo ed a una femina matura si convengono, che ad una fanciulla nobile e dal padre e dalla madre guardata si disdirebbono ed in tutto sono da esser fuggite. E, quantunque a un fin medesimo in ogni sesso, in cadauno stato ed in ciascuna etá si camini in amore, diversamente però e secondo le qualitá delle persone si ha da procedere.

Maddalena. Ristringetevi un poco a qualche particolare, ché cosí io non v’intendo.

Coppina. Tu dèi sapere, figliuola, che comunemente niuno amare possiamo, se prima agli occhi nostri non piace; onde la prima cosa che si dee fare da chi innamorar si vuole debbe