Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/239

oltra che la bellezza ancora gli alletta: onde si vede che i padri e le madri medesimamente vogliono meglio a’ piú belli, ordinariamente, benché molte volte piú cattivi; onde per questo non si può arguire male niuno ne’ platonici. Restami solo a sapere perché gli amino gioveni e non altramente, ché a chi non sapesse piú potrebbe recar sospetto, e non forse senza cagione.

Varchi. Anzi con grandissima cagione; e, se fosse vero cotesto, io, per me, sarei bello e chiaro. Ma voi errate; e la cagione del vostro ingannarvi è che quella benivolenza ed affezzione, che si chiama «amore», ne’ gioveni diventa in processo di tempo amicizia; e non par piú, avendo mutato nome, che sia quella medesima: ma allora è ella vera e perfetta. Ed io so che dirmi, perché, se non vi è quel diletto che si cava del rimirar le cose belle, vi è quello che si cava nel mirar le buone, il quale non è punto menore; senza che ogni artefice, quanto è piú eccellente, tanto si rallegra maggiormente delle opere fatte da lui. E, se i padri naturali pigliano tanto contentamento da’ loro figliuoli buoni e virtuosi, quanto ne debbono pigliare i padri spirituali! E, come non è cosa piú utile che il sapere, cosí niuna è piú gioconda che l’insegnare, a chi la fa per piacere e non prezzolato.

Tullia. Odo oggi cose che non intesi mai piú. Voi non mi negherete giá che molti di quelli che amano i gioveni in questo modo che voi dite, passato quel fiore dell’etá e della bellezza, non gli amano piú, anzi alcuna volta portano loro odio.

Varchi. Se io non vi negassi cotesto, io poteva concedervi ogni cosa la prima volta, ché in questo punto consiste il tutto. Che altro segno vorreste voi maggior di questo non solo a conoscere, ma a provare che il loro amore è lascivo e fatto come quello degli altri?

Tullia. Come farete adunque?

Varchi. Negherovelo. Statevene voi punto in dubbio?

Tullia. Voi negherete la veritá, ché la sperienza mostra il contrario.

Varchi. Voi v’ingannate, dico.