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veduto ogni sua fatica esser vana, si era distolto a poco a poco, ma non però tanto che egli non passasse talora dalla casa di lei, per ricordanza del suo fervente amore. Volle la sua ventura che una mattina a buona ora fu a casa di lui una fante di questa donna, dalla quale, maravigliandosi oltra modo, intese che egli la seguente mattina dovesse innanzi di esser a lei nel tal luogo. Questa cosa, si come fuor di speranza, fu anco di somma allegrezza cagione. Perché egli, da lei ridotto alla ordinata ora, fu con tanto amore, con tanta gioia, con tante carezze raccolto, che pareva veramente che ella per amor suo si struggesse. E, seco ragionato alquanto, li concesse quello che egli piú desiderava; e, partiti d’accordo d’esser altre volte insieme, lo licenziò. Fatto costui tutto lieto, secondo l’usato costume, passò per la contrada per vederla; e non prima fu aggiunto al luogo di dove egli la potea vedere, che ella, tutta sdegnosa, chiuse le finestre, s’ascose, e mai piú avenne che egli la potesse vedere. Per il che tutto addolorato, non ha mai saputo la cagione di cosí fatta cosa, come quella fu. Egli fu dunque fatto contento del suo volere, ma discontento oltra misura, vedendosi tolto l’animo, sanza il quale di poca contentezza è il corpo dell’amata donna. Potrebbe avenire il simigliente a messer Lodovico, onde e’ mi par ben fatto che ei segua la cominciata impresa. E, amando, speri, se non d’esser amato, almeno di non esserle in disgrazia. Pur, quando poi non gli riesca il pensiero, che si deve far altro se non metter in opera quello che il Boccaccio ci insegna nella novella di Ricciardo e della Catella? Quando in cotai casi si possa fare, io, per me, l’approvo; perché con facilitá si acquista poi l’animo di quella, di cui si ha con inganno rubato il corpo. Ma faccián fine. Un’altra volta ti satisfarò pienamente, secondo il tuo desidèro. Intanto ricordati di comandarmi.