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APPENDICE

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All’illustrissimo signor VICINO ORSINO di Castello Giuseppe Betussi

Quanto abbiano avuto di potere appresso di me i preghi amorevoli di Vostra Signoria illustrissima, i quali mi saran sempre in loco d’espresso comandamento, ne fa fede il presente volume ch’io le intitolo. Né si creda alcuno ch’io m’abbia stimato sofficiente a ragionare di si profonda materia con dimesso stile, perché sarebbe in errore. Ed io non sarei stato ardito a scriverne, se l’autoritá di quella non m’avesse fatto tale, reputandomi persona che sapesse compiacere al desiderio suo. E veramente ch’io mi reco a maggior onore l’esser conosciuto ignorante e quel ch’io sono, compiacendo a lei, che se tutte l’accademie degli uomini virtuosi, che oggidí vivono, m’avessero giudicato dottissimo. Io non dubito che molti saranno (se pur molti quella mia fatica leggeranno), i quali si faranno befle del mio ardire: chi riprenderá lo stile e quale tasserá l’invenzione. A costoro non risponderò io particolarmente, perché tante risposte sarebbe mistiere far loro quanti saranno i lettori. Solamente a quegli mi rivolgerò che forse mi riprenderanno d’avere scritto d’Amore, avendone prima tanti onorati e saggi spiriti, inanzi di me, cosí dottamente e ragionato e scritto. Ed io dico loro che, se ben consideraranno i miei scritti, troveranno in quegli cose nuove e non mai piú dette, le quali,