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un tempo fu che non avea perfettamente amato. Ma Pamor vero, non solamente non ne toglie d’amare e servir Dio, ma piú n’infiamma e ne guida, perché veramente è scala alla beltá divina. E ben disse «scala», ché meglio non poteva dire, perché, di grado in grado, si va poggiando dal piú al meno imperfetto-, tanto che s’arriva al perfetto, ed indi dal piú perfetto alla divinitá. Onde ben dice l’apostolo Paolo: «Le cose insensibili di Dio per quelle sensibili si riguardano». E cosí dalla bellezza corporea si passa alla intellettuale e celeste; cosí si perviene a figurar l’alta cagion della vera bellezza, eh’è L io; e tutto per mezzo d’Amore.

Baffa. Si, lo ha detto una volta sola; e però, per questa sola dimostrazione, volete ch’egli abbia affermato che sia buona cosa?

Raverta. Anzi infinite. E, fra l’altre, non lo dimostra chiaramente in quel sonetto:

Quando fra l’altre donne ad ora ad ora?

Baffa. Che vi dice?

Raverta.

E dico: — Anima, assai ringraziar dèi che fosti a tanto onor degnata allora.

Da lei ti vien l’amoroso pensiero, che, mentre ’l segui, al sommo ben t’invia poco prezzando quel ch’ogn’uom desia.

Da lei vien l’animosa leggiadria, ch’ai ciel ti scorge per destro sentiero, si ch’io vo giá della speranza altiero.

Baffa. Che volete dir per questo?

Raverta. Non so che volete ch’io mi dica, né ciò che volete risponder voi. Eccovi che manifestamente vi dimostra di quanto utile sia Amore, perché, mentre si vede tanta bellezza, come di sopra v’ho detto, in cosa terrena e mortale, considerando poi quella di Dio sempiterna ed immortale, si desta nell’animo uno ardentissimo desiderio di andare al cielo, per contemplare la detta inestimabile e singoiar bellezza. Come anco nell’Alighieri, quando dice: