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infiniti, di gran lunga sempre restarono superiori. Molti essempi v’addurrei, che sono stati cagione di fare cose, che né per desio d’onore né per fama, se da quello non fossero state accompagnate, mai non sarebbono state possibili.

Domenichi. Io so che, non tanto per la ragione quanto per l’affezzione, volete sostenere la parte d’Amore; e però molti fondamenti voglio tacere, i quali potrei farvi in difesa dell’uno e centra l’altro.

Raverta. Anzi io vi prego a dirgli, accioché non paia che, in absenza del desio d’onore, sia data la sentenza in favore al desio di piacere alle innamorate.

Domenichi. Non ne vo’ dir piú, ma lasciarne la cura ad altri ; perché ancora io ho maggiore affezzione alla parte vostra che alla prima non porto, la quale ho mostrato di volere sostenere, e che convien sempre essere in compagnia d’Amore. Ché meglio può il desio di compiacere all’amata, accompagnato dall’onore, che l’onor solo; maggiormente che sempre al vero amore vi conviene essere aggiunto il disio d’onore.

Baffa. A questo modo m’avete chiarito il mio dubbio, sostentando una parte sola.

Domenichi. Perché l’altre difese son di minor momento, noi le lasciamo, accioché alcuno altro agevolmente possa opporsi. Ed ora soviemmi, giá sono quattro o cinque anni passati, essere stata fatta questa medesima disputa tra due gentiluomini e miei cari amici, uno de’ quali fu l’eccellentissimo messer Alberto Bazzicalupo. Il quale, come vero amico d’Amore ed amicissimo delle donne piú che non fu Caricle, di tal modo allora sostentò la parte d’Amore, che bisognò che il discreto e gentile, non mai sotficientemente lodato, messer Antonello Fasolo gli cedesse.

Baffa. È parimente necessario ch’anch’io ora mi confessi vinta da voi; altrimenti tutto oggi spenderessimo in vane contese. Ma, poiché tanta potenza date a questo Amore, può egli fare che uomo di donna e donna d’uomo per fama si innamori?

Domenichi. Chiarissimo è che può, e per lo piú convien che sia buono e perfetto. Perché l’uomo, e cosí anco la donna,