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poco essere apprezzata, Io priverá di quella. E siale, per quanto esser si possa, stato ubbidiente, non avrá fatto nulla. Oltra questo, chi non giudicherá piu facile generare figliuoli che il nodrirgli? Certo, nessuno. E chi ben riguarderá, sará sempre piú agevole l’edificare una cittá che sapersela conservare e reggere. Quanti si sono veduti, ed oggidí si veggono, leggiermente divenire signori ed occupare cittá e regni, che cosí facilmente lungo tempo non vi si ponno né sanno mantenere? Onde non basta diventare possessore d’una bella e ricca gioia, ché maggiore industria e fatica ci bisogna a conservarsela. Tanto piú che la donna è come lieve foglia, che per picciolo vento muove ad ogni parte.
Baffa. Signor Lodovico, non è di patto che cosí spesso ritorniate ad offender le donne. A me pare che non sappiate dire altro.
Domenichi. Non voglio cosí dire, ma udite. Non abbiamo detto dianzi che la donna piú facilmente s’accende dell’uomo? Se cosí è, ché non è altrimenti, facil cosa appare acquistare la grazia sua, ma difficile poi il conservarsela. Perché, essendo facili ad allacciarsi, si debbono anco giudicare leggiere a sciogliersi. Onde veramente è da pensare essere grande impresa a mantenersi nella grazia loro. Maggiormente che bisogna essere pazientissimi, piú che Giobbe, a tolerare le loro repulse, a patire quelli acerbi sdegni e tutte quelle azzioni rie che di continuo agli uomini sono usate.
Baffa. Ben dite. Ma una donna di cui si sia in grazia, non dará passioni né affanni, né si moverá a sdegno contra colui che le sia in grazia; anzi, avendo presupposto di donargli l’amor suo o avendoglielo donato sempre, e’ gli sará benigna, né mai gli dará tormento alcuno.
Domenichi. Sia come si voglia, questo non fará giá ella, perché è proprio costume di voi donne, quanto piú sapete che un v’ama, v’adora e vi serve, di tormentarlo, né mai vi vedete sazie de’ suoi pianti.
Baffa. Tutto questo si fa per farne prova e per vedere s’egli è vero o falso l’amor vostro.