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458-487 ELETTRA 31


Ché, se non fosse la piú svergognata
delle femmine tutte, essa la tomba
dell’uom che uccise, non vorrebbe ornare
con infesti libami. Or tu considera
se ti sembra che i doni sul suo tumulo
possa con cuore amico il morto accogliere
da lei, per cui fu senza onore ucciso,
come nemico, fatto a brani fu;
e, a purgare lo scempio, ai suoi capelli
forbí le macchie. E questi doni, credi
che lo scempio espiar possano? Oh no!
Gittali. E poi, dai sommi crini un ricciolo
recidi, ed un dei miei, misera me,
povera offerta, e pur quanto posseggo;
ed a lui reca queste chiome squallide,
e questa zona mia priva di fregi,
e prostèrnati, e implora ch’ei medesimo,
a sostenerci, dalla tomba surga
contro i nemici, e il figlio Oreste, vivo
piombi su lor trionfatore, calchi
su loro il piede, si che un dí possiamo
con piú prodiga mano alla sua tomba
doni recare. Intendo bene, intendo,
anche il defunto pensa a ciò, se questo
infausto sogno gl’inviò. Ma pure,
per me, per te, questo soccorso reca,
o mia sorella, a lui fra tutti gli uomini
diletto, al padre che nell’Ade giace.
coro
Mi sembran pii, della fanciulla i mòniti;
e tu li seguirai, se pure hai senno.