Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) III.djvu/237

234 SOFOCLE 192-212

SILENO
No, non permetterò che te la svigni,
né che desista dall’impresa, avanti
di sapere chi c’è nella spelonca.
SATIRI
.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     
SILENO
E non si vede un’anima! Alla spiccia
ricorro ai piedi, adesso, e li costringo,
con un diluvio di zampate e calci,
fossero pure sordi, a darmi retta.
Scalcia poderosamente all’uscio, che infine si apre,
e lascia uscire la Ninfa.

CILLENE
Fiere, perché siete venute a questa
contrada erbosa florida boschiva,
con tanti strilli? Che faccenda è questa?
Qual mutamento di costumi! Un tempo,
cinto un vello di daino, e in man recando
il lieve tirso, in bacchico tripudio
circondavate, insieme con le Ninfe
sorelle vostre, il Dio, fra moltitudini
di giovinette. Questa bega d’ora
non la capisco, da che parte ha dato
di volta il tuo cervello, io casco proprio
dalle nuvole. A un tratto ho udito un fischio,
come di cacciatori che s’appressino