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200 SOFOCLE

227

È un topo campagnuolo... eh, com’è grosso!

Ma poi nasceva una discussione; e un altro dei satirelli credeva di poter ravvisare nel redivivo uno degli scarafaggi dell’Etna, celebri per favolosa grossezza, intento alla sua poco fragrante bisogna (Framm. 233).

Forse a Sisifo, appena uscito dalla terra, e mezzo tra vivo e morto, si riferivano le parole:

230

Né tu vigore hai piú, né corre sangue
per le tue vene.

Ancora. Orazio parla, in una sua satira famosa, d’un appassionato dilettante di anticaglie, che soleva andar cercando il catino di bronzo in cui quel furbacchione di Sisifo soleva lavarsi i piedi (II, 3, 21):

Quo vafer ille pedes lavisset Sisyphus aere.

E vien fatto di pensare che non sia espressione generica, e che nel mito di Sisifo qualche parte quel bacino l’avesse, quando vediamo che nel dramma di Eschilo un personaggio diceva:

225

Il bacile si rechi, ove si lavino
i pie’ divini. Ov’è la catinella
erta su zampe leonine bronzee?


    anche schemi comici, sui quali i varî poeti ricamano infinite variazioni. Lo stesso dove’ avvenire per il dramma satiresco. E questa di Sisifo sarebbe dunque nuova variante d’un motivo solo.