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vivace, intonavano un inno, pregando il Dio di prender parte alle loro danze; e il Dio si alzava, rispondeva, narrava qualche sua ventura. Infine i satirelli, sbrigliandosi sempre di piú, si rivolgevano agli spettatori, e improvvisavano contro questo e quello beffe mordaci e salaci. Tale la primissima tragedia: quella specie di carro carnascialesco fu il prototipo del carro di Tespi1.

A poco a poco, qua e là, anche per amore del nuovo,Fig. 1. - Il carro di Diòniso. si introdussero mutamenti. Al posto di Diòniso si mise un altro nume o un altro eroe, alle improvvisazioni si sostituirono parti scritte in versi, il carattere buffonesco tramutò in serio, si aggiunse un secondo attore, si stremarono le parti cantate, e si fece primeggiare il dialogo. La nuova tragedia era sorta, e ben poco somigliava all’antica. Ad un certo momento,

  1. Non tengo conto di recenti studi che mirano a dissociare da Diòniso l’origine della tragedia e a toglier fede alla nota testimonianza di Aristotele. Questi studi provano, anche una volta, una cosa ben triste: cioè che materia unica delle ricerche filologiche sono ormai le opinioni e le teorie dei filologi, e non piú gli antichi testi. L’esame convenientemente approfondito delle tragedie superstiti dimostra che sostanzialmente Aristotele ha visto acuto e giusto.