ILLO
Tutto, se vuoi saper, d’uopo è ch’io dica.
Poi ch’ebbe la città distrutta d’Èurito,
egli partiva, coi trofei recando
della vittoria le primizie. Sorge
un promontorio nell’Eubea, battuto
dai due lati dall’onde, e detto è Cèneo.
Altari quivi al padre Giove alzò,
e un frondoso recinto; e prima io qui
lo vidi, e sazia la mia brama feci.
E mentre egli a sgozzar le molte vittime
s’apparecchiava, sopraggiunse Lica,
l’araldo suo, dai suoi palagi, e il dono
tuo gli recò, la tunica di morte.
Ei, come tu bramavi, l’indossò,
e dodici immolò tauri perfetti,
del bottino primizie; indi, confusi,
cento capi di gregge insieme spinse.
E con ilare cuore prima, o misero,
degli ornamenti lieto e della veste,
le preci incominciò. Ma, quando viva
brillò la fiamma dei solenni riti
dal sangue effuso e dalla quercia pingue,
sgorgò sudore dalle membra, e, stretta,
quasi scolpita, ai fianchi suoi la tunica,
giuntura per giuntura, s’appigliò,
l'ossa gli corse, a roderle, uno spasimo,
un tòsco, quasi di sanguigna infesta
vipera lo corrose. E chiamò Lica
con un grande urlo allor, che del suo strazio
nessuna colpa avea, per quale trama,
gli chiese, a lui portata avea la tunica.