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510-536 LE TRACHINIE 145

LICA
Poiché, Signora mia diletta, vedo
che tu, mortale, hai sentimenti umani,
scevri d’insofferenza, io, senza nulla
celare, a te dirò la verità.
È tutto come costui disse: brama
di costei, furïosa, Ercole invase:
per sua cagione, presa fu, distrutta
la sua patria Ecalèa; né m’ordinò
— giacché devo di lui dire anche il bene —
ch’io lo tacessi, e mai non lo negò.
Io stesso, per timor che i miei discorsi
Il cuore tuo, regina, non crucciassero,
errai, se questo tu lo chiami errore.
Ora, però, che tutto il vero sai,
per il vantaggio suo, pel tuo del pari,
quella donna sopporta; e le parole
ch’hai testé dette, dette sian per sempre:
ché quei che con la forza ognora vinse,
dall’amor di costei fu debellato.
DEIANIRA
Ho tanto senno che a ciò far m’induca,
né da me voglio procacciarmi un male,
in lotta infesta contro i Numi. Or via,
entriamo in casa, ché i discordi miei
recar tu possa al mio signore, e i doni
onde i suoi doni ricambiar conviene.
Tu che giunto qui sei con tal corteggio,
giusto non è che torni a mani vuote.
Entrano nella reggia.