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L’«Edipo re» è stato rappresentato tante volte, negli ultimi anni, in Italia e fuori d’Italia, che oramai sembra se ne possa parlare come d’un lavoro d’oggi.

E un modernissimo critico, Renato Simoni, ha fatto un ravvicinamento nuovo ed originale fra l’antichissima tragedia e un recente dramma che ha riscosso lungo ed intenso successo: l’«Istruttoria» di Henriot; dove un giudice conduce una stringentissima inchiesta, dalla quale risulta che egli stesso, in stato catalettico, ha commesso il delitto che vuole scoprire. Analogamente, l’inchiesta d’Edipo finisce per identificare il reo col giudice. L’«Edipo re» — dice, esattamente, Simoni — cela fra le sue meravigliose porpore la struttura d’un gran dramma giudiziario.

Ed è già questo uno dei coefficienti del successo che da tanti e tanti secoli arride alla tragedia. Le discussioni giudiziarie hanno sempre destato e sempre desteranno il vivo interesse del pubblico. I tribunali sono sempre affollati come teatri; e la loro riproduzione scenica interessa quasi quanto la realtà. Gl’Indiani antichi applaudirono «Il carretto d’argilla»; nelle «Vespe» d’Aristofane c’è un processo in piena regola,