Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) II.djvu/325

322 SOFOCLE 1342-1364

e per la duplice elsa il ferro trasse.
Ma il padre via fuggí; né quei lo colse;
e con sé stesso irato allora, oh misero!,
1345si gittò su la spada, e a mezzo il petto
se la confisse. E, ancora in sé, si stringe,
col braccio già mancante, alla fanciulla,
e sbuffa, e avventa su la bianca guancia
di rosse stille impetuoso fiotto.
1350E poi che i riti nuziali, o misero,
nell’Averno compie’, giace cadavere
a un cadavere avvinto; e insegna agli uomini
che d’ogni male, avventatezza è il pessimo.
Al fine del racconto, Euridice fugge di corsa.

corifeo
Veduta fuggir la regina, si volge al messo.
Che mai sapresti argomentar da ciò?
1355Nuovamente partita è la regina,
senza parola dir trista né lieta.
messo
Stupito sono anch’io. Ma nutro speme
che, del suo figlio le sciagure udite,
i suoi lagni levar, dei cittadini
1360al cospetto non voglia, anzi il domestico
cordoglio, con le ancelle, in casa piangere.
Priva non è di senno; errar non può.
corifeo
Non so. Ma eccesso di silenzio o troppo
vano gridar, son gravi segni, entrambi.