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226 SOFOCLE 1711-1744

grido sorgeva, tutto fu silenzio.
E la voce d’alcuno, all’improvviso,
alto Edipo chiamò: si che s’intesero
tutti, per il terrore, irte le chiome:
1715«Edipo, Edipo, olà, che indugi il transito?
Per te da un pezzo si ritarda». Ed egli,
come del Nume udí l’appello, Tèseo
chiese, d’Atene il re, che a lui venisse.
E come giunto fu, gli disse: «O caro,
1720della tua man l’antica fede porgi
alle mie figlie; e voi, fanciulle, a lui.
E prometti che mai, per ciò che possa,
tu le abbandonerai, ma quanto ad esse
possa giovare, compierai benevolo».
1725Ed ei, nobil qual’è, senza esitare,
tutto compier promise, e lo giurò.
E come ebbe giurato, Edipo súbito
cercò le figlie, con le cieche palme,
e: «Figlie — disse — il vostro cuore sia
1730ben saldo a questa prova. Allontanatevi
quanto prima potete: il re Tesèo
resti solo a veder quanto avverrà».
Tutti cosí parlar l’udimmo: e lungi
con le fanciulle, a lacrime dirotte
1735piangendo, ci avviammo. E, già lontani
essendo — e poco tempo era trascorso —
ci volgemmo a guardare. E non vedemmo
l’ospite piú, che in alcun luogo fosse,
ma il nostro sire, che, degli occhi a schermo
1740tenea la mano a sommo il viso, come
gli fosse apparso alcun prodigio orribile,
da non poterne sostener la vista.
Né molto corse, e lo vediamo presto
che si prostra, e la Terra in un medesimo