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1271-1296 EDIPO A COLONO 203

Udir parole, è danno? Anzi, i disegni
tristi, dalle parole a luce vengono.
Tu gli sei padre: onde, se pure tristi
fra quanti son piú tristi atti ei compiesse,
1275contro di te, per te non è giustizia
dargli infesto ricambio. Anche altri padri
han tristi figli, e umore acerbo; eppure,
dai blandimenti degli amici indotti,
placan l’indole loro. E tu, le pene
1280volgiti a riguardar, che per tuo padre,
per tua madre soffristi, e non a queste
che soffri adesso: ché se a quelle badi,
vedrai, lo so, come la trista collera
riesce a tristo fine. Ed argomenti
1285non futili n’hai tu, degli occhi tuoi
privo, che piú non vedono. A noi cedi:
bello non è che chi dimanda il giusto
debba chieder blandendo, e che non sappia
chi grazie ricevè, grazie anche rendere.
edipo
1290Un favor che mi pesa, o figlia mia,
vinto avete da me, col vostro dire.
A Teseo.
Però, quando ei qui giunga, ospite, niuno
sia, che del mio volere abbia l’arbitrio.
teseo
Una volta, non due, tal prece, o vecchio,
1295udire vo’. Né cerco vanti. Sappilo:
salvo tu sei, finché me salva un Nume.
Parte.