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190 SOFOCLE 1015-1045

1015Sapea che in questa terra esiste un saggio
Areopàgo, che non lascia vivere
coi cittadini vagabondi simili.
Tal fede avendo, questa preda io feci;
né pur fatta l’avrei, s’ei non avesse
1020alla mia stirpe, a me, lanciate amare
maledizioni. Offeso, allora, offesi
Ché l’ira invecchia sol quando essa muore:
Ed ora, fa’ciò che tu vuoi: ché debole
l’esser qui solo rende me, seppure
1025favello il giusto. Ma sebbene grave
son d’anni, a fatti tenterò resistere.
edipo
Anima spudorata, e quale pensi
vituperar, delle vecchiaie nostre?
La mia forse, o la tua? Nozze, omicidi
1030miserie, dal tuo labbro a me scagliasti
ch’io senza mio voler pativo, o misero;
ché tanto ai Numi piacaque, irati forse
contro la stirpe mia, dagli evi antich.
Ché, se tu guardi me, non troverai
1035traccia di fallo alcuna, ond’io dovessi
contro me, contro i miei tanto peccare.
Spiegami, dunque: se un divino oracolo
giunse a mio padre, che morir dovrebbe
per man del figlio suo, con che giustizia
1040la colpa attribuir vorresti a me,
che né dal padre ancor, né dalla madre
germi accolti non avea dell’essere,
concepito non ero? E se poi, nato
com’io nacqui, infelice, a lotta venni