edipo
Ciò ch’io soffersi udisti. teseo
Su’, dei famigli alcuno in tutta fretta
a quegli altari muova, e a tutto il popolo 960dei cavalieri e dei pedoni, imponga
che lasci i sacrifizi, e a briglia sciolta
corra dove le due strade convergono
dei viandanti, sì ch’oltre non vadano
le due fanciulle, e, soprattutto, a forza, 965del foresto ludibrio io non divenga.
Va’, come ordino, in fretta. E questi, poi,
se in ira, come io pur dovrei, salissi,
dalla mia man non uscirebbe illeso.
Or, con la legge ch’egli stesso addusse 970sarà trattato, e non con altre. Mai
non uscirai da questa terra, prima
che le fanciulle tu qui non adduca
palesemente, a me. Ché un atto indegno
di te compiesti e dei maggiori tuoi, 975e della terra tua, quando, venuto
a tal città che la giustizia pratica,
e nulla compie contro legge, tu
i suoi principi violando, piombi
su lei, quello che a te serve rapisci, 980e te l’approprí a forza, e vuota d’uomini
pensi che sia questa città, che sia
forse una serva, ed io pari a nessuno.
Pure, non ti educò Tebe a tristizia,
ché nutrire non ama uomini ingiusti, 985né lode a te darebbe, ove sapesse