E tu, pei Numi patri, Edipo, ascoltami,
nascondila, con me volenteroso 810torna alla tua città, torna alla casa
dei padri tuoi. Questa città saluta
con cuore amico: essa n’è degna; eppure
maggior giustizia sembrerà, se veneri
la patria, che ti fu prima nutrice. edipo 815O temerario, che tramuti in frode
variopinta ogni argomento onesto,
perché fai questa prova, e nuovamente
trarmi fra i lacci vuoi, dove io, caduto,
dovrei dolermi? Un di, quando piú fiero 820mi crucciava il mio morbo, e andar fuggiasco
confortato m’avrebbe, io te lo chiesi,
e tu la grazia mi negasti: quando
sazio poi fui del mio corruccio, e dolce
piú m’era in patria rimanere, allora 825non ti fu caro essere a me parente:
ora che. infine, a me questa città
propizia vedi, e i cittadini tutti,
mi vuoi strappare, e dure cose dici
con blandi accenti. Eppur, che gioia è amare 830chi rifiuta l’amor? Come se, quando
per aver checchessia tu altrui lusinghi,
quegli non te la dà, né ti soccorre;
e allor che, poi, sazïetà di quanto
bramavi, t’empie il cuor, te l’offre, quando 835grata la grazia piú non t’è. Vorresti
piacer sí caro eleggere? Eppur, tale
è quello che tu m’offri ora: a parole