edipo
Non tanto alla sorte diletto,
che tu possa chiamarlo felice. 155È chiaro: se no le pupille
degli altri, guidar mi dovrebbero?
A deboli forze
io grande, appoggiarmi dovrei? coro A
Ahimè, tu con gli occhi nascesti 160già spenti! B Ben misero e vecchio
mi sembri; ma nuovi funesti
mali non vo’ che piombino
su te, per colpa mia:
ché troppo, troppo inoltri. C Oh, no, non sia 165che in quella muta ombrifera boscaglia
tu piombi, ove nell’onde
d’una grande urna, un rivolo
di puro miel s’effonde. D
Guarda, guàrdati bene, ospite misero, 170vòltati, parti. Un tramite
troppo lungo ci sèpara.
Odi ciò ch’io ti dico?