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130 SOFOCLE 153-172

edipo
Non tanto alla sorte diletto,
che tu possa chiamarlo felice.
155È chiaro: se no le pupille
degli altri, guidar mi dovrebbero?
A deboli forze
io grande, appoggiarmi dovrei?
coro
A
Ahimè, tu con gli occhi nascesti
160già spenti!
B
 Ben misero e vecchio
mi sembri; ma nuovi funesti
mali non vo’ che piombino
su te, per colpa mia:
ché troppo, troppo inoltri.
C
 Oh, no, non sia
165che in quella muta ombrifera boscaglia
tu piombi, ove nell’onde
d’una grande urna, un rivolo
di puro miel s’effonde.
D
Guarda, guàrdati bene, ospite misero,
170vòltati, parti. Un tramite
troppo lungo ci sèpara.
Odi ciò ch’io ti dico?