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deriva dalla irrazionalissima ispirazione. E se le vicende del nuovo dramma implicano un mutamento di carattere in qualche personaggio già messo in scena altre volte, non ci pensa due volte. Si ricordi l’Ulisse del «Filottete», cosí diverso da quello dell’«Aiace». Senza contare che, una volta creati i personaggi d’un poeta seguitano a vivere per proprio conto nella sua subcoscienza; e qui vanno soggetti alla legge eterna della natura, che vuole la trasformazione perenne di tutte le cose.

La difficoltà è piuttosto un’altra. Secondo la cronologia comunemente accettata, l’«Antigone» sarebbe stata composta intorno al 440, l’«Edipo» intorno al 430, l’«Edipo a Colono» al 400. Sicché, Creonte, concepito una prima volta odioso, dieci anni dopo sarebbe divenuto quasi simpatico, per poi, dopo altri quaranta, ridiventare addirittura esecrabile. Questo ricorso mi riesce assai meno convincente. Nella coscienza, o, come dicemmo, nella subcoscienza d’un poeta, un personaggio può divenire da buono tristo, o viceversa; ma non già ondeggiare continuamente fra i due poli del bene e del male.

Questo inconveniente non esisterebbe più, se si supponesse l’«Edipo» scritto prima dell' «Antigone». Esiste, per dire la verità, qualche intima caratteristica che non incoraggia questa supposizione. Ma, insomma, sulla cronologia dell’«Edipo re» non esistono sicure notizie obiettive; né l’opera dei poeti e degli artisti in genere è sottoposta a leggi così precise che dall’esame del contenuto si possano trarre sicure induzioni sopra dati materiali.

Del resto, nell’«Edipo a Colono», Sofocle deve essere stato indotto quasi suo malgrado a gravar la posizione di contrasto in cui esso si trova con Edipo e con Teseo. E una considerazione analoga converrà fare per Polinice. Dalla leggenda non risulta che Polinice fosse così colpevole verso il