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EDIPO RE 7


Intorno alla data dell’«Edipo», non esistono notizie sicure. I caratteri tecnici della tragedia sembrerebbero accennare al periodo centrale, e non troppo avanzato, della produzione sofoclea. D’altra parte, è innegabile che la descrizione della peste ci richiama agli anni in cui Atene fu invasa dal terribile morbo. E, senza arrivare alle esagerazioni di quei critici che vollero vedere adombrata in Edipo l’immagine di Pericle, possiamo supporre che appunto nei primi anni della guerra del Peloponneso cadesse la composizione della tragedia. Per la storia aneddotica, non sarà inutile ricordare che l’«Edipo» non ottenne, alla prima rappresentazione, la palma della vittoria. I giudici gli preferirono un lavoro di Filocle; il quale, a giudicare dal tono con cui ne parla Aristofane, non doveva essere poi un gran poeta. Ma si sa bene che i grandi uomini e le grandi opere sono fatti per la posterità.

L’ «Edipo» non faceva parte di una trilogia, ma stava a sé. Viceversa, quanto al soggetto, e, anche, quanto alla condotta, si compone in meravigliosa trilogia con l’«Antigone» e con l’«Edipo a Colono». Ed io, contro l’uso comune, ho riuniti i tre lavori, e li ho disposti secondo la successione degli eventi, sebbene sia probabile (non certo) che l’«Antigone», in ordine cronologico, precedesse l’«Edipo re», e sebbene nello spazio di tempo che intercede rispettivamente fra questi tre drammi cadano di sicuro altri dei lavori conservati di Sofocle.

Ma di questa infrazione alla cronologia non mi vorranno saper male quanti nelle opere dei poeti cercano in primo luogo la poesia.