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x PREFAZIONE

sonaggi, abbiamo una moltiplicazione di episodî, non suggeriti dal mito: quali, per esempio, il disegno di Elettra di uccidere Egisto, essa sola e la sorella, e il conseguente duro contrasto, e il riconoscimento del pedagogo.

Né gli episodi si svolgono piú, come in Eschilo, rettilinei: anzi si intrecciano con molto artificio, in maniera da produrre qualche sorpresa anche negli uditori già edotti perfettamente della materia tradizionale.

Tale moltiplicazione e invenzione ed intreccio di personaggi e di episodî, si riscontra in tutta l’opera di Sofocle, e riesce uno dei suoi lineamenti caratteristici. Noi non conosciamo tutta la materia epica ed epico-lirica dalla quale Sofocle trasse gli argomenti per le sue tragedie; ma credo che difficilmente essa poté contenere l’amore di Antigone per Emone, figlio di Creonte (amore che costituisce uno dei nuclei e il germe della catastrofe nell’«Antigone»); o le astuzie di Ulisse e il traviamento e il ravvedimento di Neottolemo nel «Filottete»; o la fine di Edipo in Atene e la lotta fra Creonte e Teseo nell’«Edipo a Colono». Queste situazioni, insieme con molte altre, furono create da Sofocle, per arricchire la materia del dramma.

Ma in altro consiste la vera e profonda essenza della drammaturgia di Sofocle. E, cioè, nel contrasto.

Torniamo alle due tragedie.

Nelle «Coefore», il soggetto offre spontaneamente il terribile antagonismo della madre e della figlia. Ma Eschilo non lo sfrutta, anzi non fa neppure incontrare le due donne.

Nell’«Elettra», invece, non solo c’è il loro contrasto — e durissimo contrasto; ma altre due volte l’eroina si cimenta in fiero urto di parole con la sorella Crisotèmide. E questo personaggio è di certo introdotto appunto per avere materia di contrasto. E se facciamo sfilare tutti i drammi di Sofocle, in tutti troviamo contrasti.