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ne scannò, giú pei fianchi divise
in due parti quell’altre; e, levati
due montoni dai candidi piedi,
miete all’uno la lingua e la testa,
e le gitta lontane; e quell’altro,
ad una colonna
lo lega diritto; e una sferza
da legare cavalli impugnata.
l’addoppia e la fa sibilare
sul suo corpo, avventando improperi
che niuno degli uomini,
che niuno gl’insegna dei Dèmoni.

coro

Antistrofe II
È tempo ch’io, celandomi
nei panni il capo, a rapida
fuga il mio pie’ sospinga, e sopra l’agile
banco seduto, remighi,
lanci la nave sui gorghi del mar:
tali minacce avventano su me gli Atridi. Io trepido
che con lui, posseduto da un destino implacabile,
sotto le pietre il fio debba scontar.
tecmessa
Non piú: ch’egli, a pari di Noto,
quando folgor non brilla, desiste
dalla furia; ed al senno tornato,
nuova doglia or lo cruccia: ché i mali
contemplare che a noi procacciammo